PUNTURE D'INSETTO - 1°st ITALY

PUNTURE D'INSETTO

PUNTURE D'INSETTO - 1°st ITALY 10,00€
Codice Prodotto: 25433
Punti Fedeltà: 0
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Descrizione

LP - ITALIA - 2009 - AUTOPRODUZIONE - INSERT - EX / EX

Puglia: terra non strettamente di taranta. Semmai questa è una taranta androide, che si muove tra pistoni pulsanti e ingranaggi ben oleati, che si agitano nei sotterranei  di un città di un qualche romanzo cyberpunk. Daniele Raguso, aka Punture d'Insetto, con questo suo primo album (in rigoroso vinile: due movimenti sequenziali per facciata) s'inerpica, con la sicurezza di un alpinista matematico, per territori disturbati e disturbanti, tessendo tele e trame elettroniche, per nulla tese alla descrizione del panorama, piuttosto protese a  fondarlo, a costruirlo. Dettaglio dopo dettaglio: dalle ansiogene ritmiche industriali, alle sintetiche luci che ricoprono costruzioni mastodontiche e imperiose, avvolte dai fumi dell'inquinamento sottostante. Nonostante il quadro possa sembrare tetro e minaccioso, la musica (specialmente quella più "aperta" e ariosa della side B), ricorda il tepore che deve aver provato da Deckard nel velivolo di Gaff mentre vola verso gli uffici della polizia, nel cielo incombente sopra la Los Angeles dell'ormai imminente 2019 ("Blade Runner"). Paura, attrazione, astrazione, ritorno: queste sono parse le quattro fasi emozionali di questo viaggio futuribile (eppure già attualissimo), ognuna riconducibile allo stato d’animo a cui inducono i quattro lunghi brani che danno vita a questo album omonimo. I riferimenti musicali sono molteplici e coprono un range davvero ampio: dalle derive del synth-pop anni '80 (dai Depeche Mode più paranoici, alle architetture dei Cabaret Voltaire), alle intuizioni dei Nineties (l'elettronica industriale dei Nine Inch Nails, il trip-hop da camera oscura dei Massive Attack, le visionarie collisioni di Aphex Twin, le afasiche invenzioni degli Autechre). Ma la musica è ben strutturata, meditata, scritta non solo nell'impeto del flusso sonoro.

Puglia: terra non strettamente di taranta. Semmai questa è una taranta androide, che si muove tra pistoni pulsanti e ingranaggi ben oleati, che si agitano nei sotterranei  di un città di un qualche romanzo cyberpunk. Daniele Raguso, aka Punture d'Insetto, con questo suo primo album (in rigoroso vinile: due movimenti sequenziali per facciata) s'inerpica, con la sicurezza di un alpinista matematico, per territori disturbati e disturbanti, tessendo tele e trame elettroniche, per nulla tese alla descrizione del panorama, piuttosto protese a  fondarlo, a costruirlo. Dettaglio dopo dettaglio: dalle ansiogene ritmiche industriali, alle sintetiche luci che ricoprono costruzioni mastodontiche e imperiose, avvolte dai fumi dell'inquinamento sottostante. Nonostante il quadro possa sembrare tetro e minaccioso, la musica (specialmente quella più "aperta" e ariosa della side B), ricorda il tepore che deve aver provato da Deckard nel velivolo di Gaff mentre vola verso gli uffici della polizia, nel cielo incombente sopra la Los Angeles dell'ormai imminente 2019 ("Blade Runner"). Paura, attrazione, astrazione, ritorno: queste sono parse le quattro fasi emozionali di questo viaggio futuribile (eppure già attualissimo), ognuna riconducibile allo stato d’animo a cui inducono i quattro lunghi brani che danno vita a questo album omonimo. I riferimenti musicali sono molteplici e coprono un range davvero ampio: dalle derive del synth-pop anni '80 (dai Depeche Mode più paranoici, alle architetture dei Cabaret Voltaire), alle intuizioni dei Nineties (l'elettronica industriale dei Nine Inch Nails, il trip-hop da camera oscura dei Massive Attack, le visionarie collisioni di Aphex Twin, le afasiche invenzioni degli Autechre). Ma la musica è ben strutturata, meditata, scritta non solo nell'impeto del flusso sonoro.
Puglia: terra non strettamente di taranta. Semmai questa è una taranta androide, che si muove tra pistoni pulsanti e ingranaggi ben oleati, che si agitano nei sotterranei  di un città di un qualche romanzo cyberpunk. Daniele Raguso, aka Punture d'Insetto, con questo suo primo album (in rigoroso vinile: due movimenti sequenziali per facciata) s'inerpica, con la sicurezza di un alpinista matematico, per territori disturbati e disturbanti, tessendo tele e trame elettroniche, per nulla tese alla descrizione del panorama, piuttosto protese a  fondarlo, a costruirlo. Dettaglio dopo dettaglio: dalle ansiogene ritmiche industriali, alle sintetiche luci che ricoprono costruzioni mastodontiche e imperiose, avvolte dai fumi dell'inquinamento sottostante. Nonostante il quadro possa sembrare tetro e minaccioso, la musica (specialmente quella più "aperta" e ariosa della side B), ricorda il tepore che deve aver provato da Deckard nel velivolo di Gaff mentre vola verso gli uffici della polizia, nel cielo incombente sopra la Los Angeles dell'ormai imminente 2019 ("Blade Runner"). Paura, attrazione, astrazione, ritorno: queste sono parse le quattro fasi emozionali di questo viaggio futuribile (eppure già attualissimo), ognuna riconducibile allo stato d’animo a cui inducono i quattro lunghi brani che danno vita a questo album omonimo. I riferimenti musicali sono molteplici e coprono un range davvero ampio: dalle derive del synth-pop anni '80 (dai Depeche Mode più paranoici, alle architetture dei Cabaret Voltaire), alle intuizioni dei Nineties (l'elettronica industriale dei Nine Inch Nails, il trip-hop da camera oscura dei Massive Attack, le visionarie collisioni di Aphex Twin, le afasiche invenzioni degli Autechre). Ma la musica è ben strutturata, meditata, scritta non solo nell'impeto del flusso sonoro.

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